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“Quando due oggetti entrano in contatto, ognuno lascia sull’altro qualcosa di sé; quindi un individuo che commette un crimine lascia qualcosa di sé sulla scena del crimine e, parallelamente, qualcosa del luogo del delitto rimane sul reo”: pochi sanno che questo principio risale addirittura ai primi anni del ‘900 ed è nato dalla mente di uno dei fondatori delle scienze criminologiche, il francese Edmund Locard.

Sebbene questo principio sia, in teoria, indiscutibile, deve essere sensibilmente ridimensionato per quanto attiene la realtà fattuale. Infatti, nella fantasia popolare, per ogni delitto efferato si dovrebbero sempre trovare tracce di DNA, qualche fibra, alcune spore vegetali, tracce di pneumatici, segni di attrezzi da scasso, insomma qualcosa che permetta di collegare il crimine ad un colpevole in maniera indiscutibile. Si pensa ad un esercito di esperti che, giunto sulla scena del crimine, analizza i reperti raccolti secondo la propria sfera di competenza, in cerca di informazioni: alcuni effettuano riprese e foto e si dedicano a documenti e grafia, altri ad armi e utensili, altri ancora al DNA e ai materiali organici.

Ma nel mondo reale accade ben altro: le impronte digitali che si trovano sulla scena di un crimine possono essere centinaia, la prova del DNA è un test raro, costoso e totalmente inutile se non si dispone dell’altro DNA da confrontare o di una banca dati a cui attingere. Le famose fibre spesso non sono adeguate, in quanto corrispondono a così tanti confronti positivi da spingere gli investigatori a non proseguire su quella via. Infine, non bisogna dimenticare che, troppo spesso, le unità investigative che per prime intervengono sulla scena del crimine, non sono esperte in rilevamenti e, anzi, finiscono per diventare la prima causa della dispersione o della distruzione di indizi essenziali.

Ciò posto, non è necessario un esercito di tecnici per l’analisi della scena del crimine, bensì è sufficiente l’intervento di pochi esperti che con tempestività, asetticità e, soprattutto, oggettività, effettuino un sopralluogo accurato, che possa permettere il rilevamento preciso di tutti gli elementi materiali che contraddistinguono l’atto criminoso, nella fase immediatamente successiva alla sua scoperta.

Rivolgersi a Gianni Spoletti vuol dire consultare un esperto nella ricostruzione di una scena del crimine; attraverso il suo laboratorio può sostenere accertamenti tecnici sui referti  biologici,analizzare macchina di sangue, resi di cristallini svolgere esami balistici completi. Di conseguenza in tribunale saranno poi di fondamentale importanza sia le prove raccolte, sia una giusta consulenza di professionisti sicuri e preparati.